L’Arabia Saudita presiederà il Forum Onu sui diritti delle donne

25 Marzo 2024

©Spencer Platt/Getty Images

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L’Arabia Saudita presiederà il Forum delle Nazioni Unite sui diritti delle donne. La nomina, che non è stata altro che una mera formalità, è avvenuta nel corso della riunione annuale della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, il 22 marzo.

La Commissione ha il compito di promuovere i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere. La nomina dell’Arabia Saudita, dove le violazioni dei diritti delle donne sono clamorose, va completamente contro le aspirazioni della Commissione.

Far parte degli organismi delle Nazioni Unite che si occupano di diritti umani, ancora di più dirigerli, dovrebbe rendere gli stati membri doppiamente responsabili del loro rispetto a livello nazionale e globale.

La Legge sullo statuto della persona, entrata in vigore nel 2022 e lodata dalle autorità saudite come un passo avanti verso il progresso e l’uguaglianza, rafforza la discriminazione di genere in ogni aspetto della vita familiare: dal matrimonio al divorzio, dalla custodia dei figli all’eredità. Inoltre, non protegge le donne dalla violenza di genere.

La bozza di codice penale, recentemente analizzata da Amnesty International, prospetta un futuro catastrofico per le donne saudite: garantisce l’impunità agli autori dei “crimini d’onore”, non punisce lo stupro coniugale e criminalizza le relazioni sessuali consensuali tra persone adulte dello stesso sesso e quelle extramatrimoniali.

Le donne saudite che difendono i diritti umani subiscono condanne al carcere, divieti di viaggio e ulteriori limitazioni al loro diritto alla libertà d’espressione. Negli ultimi anni sono state inflitte condanne pesantissime a donne che avevano pubblicato contenuti in favore dei diritti delle donne.

Un caso sconvolgente riguarda Salma al-Shehab, una dottoranda e madre di due figli, che sta attualmente scontando 27 anni in carcere per aver difeso i diritti delle donne su X.

Manahel al-Otaibi, istruttrice di fitness, blogger e difensora dei diritti umani, vittima di sparizione forzata dal novembre 2023, attende il processo davanti al Tribunale penale speciale, ossia il tribunale antiterrorismo dell’Arabia Saudita, per aver pubblicato foto di sé senza l’abaya (un abito tradizionale femminile) e contenuti critici nei confronti del repressivo sistema del tutore maschile.