Iran: Ahmadreza Djalali rischia di nuovo l’impiccagione in Iran

25 Luglio 2023

Tempo di lettura stimato: 1'

Approfondimento a cura del Coordinamento tematico sulla pena di morte. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter. Per consultare i numeri precedenti clicca qui.

Nuovi drammatici aggiornamenti arrivano dall’Iran sul caso di Ahmadreza Djalali, l’esperto in Medicina di emergenza che ha fatto ricerca per anni anche all’Università del Piemonte orientale. Secondo l’agenzia di stampa privata iraniana Mehr News Agency, sarebbe nuovamente imminente la sua esecuzione. Un nuovo annuncio che segue quello di poche settimane fa quando le autorità fecero circolare la notizia che Djalali sarebbe stato messo a morte entro il 21 maggio. Amnesty International Italia ha rinnovato l’appello alle autorità iraniane affinché liberino immediatamente e senza condizioni lo scienziato iraniano-svedese e autorizzino il suo ritorno a Stoccolma, dove risiedono la moglie e i figli che non vede da sette anni.

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I dati sulla pena di morte nel 2022 e nel 2023

In totale 144 paesi hanno abolito la pena di morte nella legge o nella pratica: 112 Stati l’hanno abolita per ogni reato; 9 Stati l’hanno abolita salvo che per reati eccezionali, quali quelli commessi in tempo di guerra; 23 Stati sono abolizionisti de facto poiché non vi si registrano esecuzioni da almeno dieci anni oppure hanno assunto un impegno a livello internazionale a non eseguire condanne a morte; 55 Stati mantengono in vigore la pena capitale, ma quelli che eseguono condanne a morte sono assai di meno.

 

 

*: questa lista contiene soltanto i dati sulle esecuzioni di cui Amnesty International è riuscita ad avere notizia certa. In alcuni paesi asiatici e mediorientali il totale potrebbe essere molto più elevato. Dal 2009, Amnesty International ha deciso di non pubblicare la stima delle condanne a morte e delle esecuzioni in Cina, dove questi dati sono classificati come segreto di stato. Ogni anno, viene rinnovata la sfida alle autorità cinesi di rendere disponibili queste informazioni che si ritiene essere nell’ordine di migliaia, sia di esecuzioni che di condanne a morte. Non sono noti neppure i dati di Afghanistan, Corea del Nord, Siria e Vietnam.

 

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Altre notizie

Afghanistan – Le autorità talebane hanno eseguito pubblicamente la seconda condanna a morte da quando, nell’agosto 2021, sono tornati al potere in Afghanistan. L’uomo messo a morte è identificato solo come Ajmal, figlio di Naseem, riconosciuto colpevole di aver ucciso cinque persone in due diversi casi, lo scorso anno. L’esecuzione è stata compiuta sul territorio di una moschea nella provincia di Laghman. “È stato messo a morte in pubblico nella città di Sultan Ghazi Baba, in modo che potesse soffrire e diventare una lezione per gli altri”, si legge nel comunicato diffuso dalle autorità. Un funzionario del dipartimento provinciale per l’informazione e la cultura ha fatto sapere che circa duemila persone hanno assistito all’esecuzione, compresi i parenti delle vittime di Ajmal. Il funzionario ha tenuto a sottolineare che la sentenza e l’esecuzione sono state condotte in conformità con la shari’a, la legge islamica in vigore nel Paese. L’esecuzione arriva appena un mese dopo che le Nazioni Unite in un rapporto hanno fortemente criticato i talebani per aver praticato esecuzioni pubbliche, frustate e lapidazioni da quando hanno preso il potere, invitando i governanti del Paese a fermare tali pratiche. La prima esecuzione era avvenuta nel dicembre dello scorso anno quando Taj Mir, un uomo della provincia di Herat, è stato messo a morte in uno stadio pieno di spettatori nella provincia sudoccidentale di Farah.Asia – Wang Xinfu, 71 anni, è l’uomo più anziano nel braccio della morte di Taiwan. Condannato a morte nel 2006 per un duplice omicidio commesso da qualcun altro più di 15 anni prima, Wang continua a insistere sulla sua innocenza. Wang è stato condannato a morte sulla base di prove inconsistenti, inclusa una confessione, estorta con intimidazioni e torture, secondo cui avrebbe ordinato l’uccisione di due uomini che non aveva mai incontrato. Wang è solo uno dei tanti prigionieri nel braccio della morte in Asia che hanno subito grandi ingiustizie. La tendenza verso l’abolizione della pena capitale è in crescita, per esempio ad aprile 2023 il Parlamento malese ha abolito la pena di morte obbligatoria nel Paese, la Papua Nuova Guinea a gennaio 2022 ha abolito completamente la pena di morte, ma la regione dell’Asia-Pacifico continua a essere un punto caldo con alcuni dei più alti tassi di condanne a morte e con Singapore che ha ricominciato, dopo una pausa di due anni, con le impiccagioni per reati legati alla droga, mettendo a morte 11 uomini. [Fonte: Taipei Timeshttps://www.taipeitimes.com/News/editorials/archives/2023/07/09/2003802899]Donne – Cinque donne sono state messe a morte nelle ultime settimane in Corea del Nord e in Iran. Nel paese guidato da Kim Jong-un, due lavoratrici agricole che risiedevano nella contea di Chongdam, nella provincia di South Hwanghae, sono state messe a morte in pubblico con l’accusa di aver violato il blocco dei canali tv e guardato di nascosto programmi sudcoreani. Il ricorso alla pena capitale, hanno dichiarato i funzionari del Ministero della Sicurezza dello Stato a chi era presente alle esecuzioni, serve per ricordare che “togliere il blocco delle frequenze per ascoltare la radio o guardare la televisione è un crimine contro lo Stato”, secondo quanto dichiarato da una fonte al Daily NK. “Alcuni hanno detto che quasi tutti guardano [contenuti dei media stranieri] e che le due donne uccise sono state semplicemente sorprese a farlo”. Tre invece le esecuzioni in Iran. Il 2 luglio Afsaneh Shahiki, 50enne di etnia baluca, condannata a morte con l’accusa di aver ucciso il marito con una pistola, è stata messa a morte nella prigione centrale di Kerman, secondo informazioni ottenute dall’organizzazione Hengaw. Altre due donne, identificate come Farzieh Shokrollahi e Monireh Sayadat, sono state messe a morte nella prigione centrale di Isfahan il 9 luglio scorso, entrambe condannate per omicidio. Secondo Iran Human Rights, Monireh Sayadat era innamorata di suo cugino ma entrambe le loro famiglie erano contrarie al matrimonio; hanno quindi costretto Monireh a sposare un altro uomo e l’omicidio sarebbe avvenuto durante una discussione. Salgono così a nove le donne messe a morte nel 2013, almeno 215 dal 2007. (fonti: Daily NK, Iran Human Rights, Hengaw)Iran – Crescono in maniera vertiginosa le esecuzioni in Iran facendo registrare nei primi sei mesi dell’anno un aumento del 36% rispetto al 2022. Secondo Iran Human Rights (IHR), almeno 354 persone sono state impiccate durante la prima metà del 2023, oltre un terzo in più dell’anno precedente considerando lo stesso periodo. Per l’organizzazione, le autorità iraniane utilizzano la pena di morte come mezzo per reprimere il dissenso e in particolare il movimento di protesta iniziato a settembre scorso, dopo la morte della giovane curda Mahsa Amini in custodia della polizia morale. Secondo IHR, il 20% delle esecuzioni registrate nel 2023 ha riguardato membri della minoranza sunnita beluci, spesso in prima linea nelle proteste anti-governative. Circa 206 persone sono state messe a morte per traffico di droga (126% rispetto al 2022). Sei le donne impiccate, sette invece le esecuzioni direttamente collegatealle proteste. (Iran Human Rights https://iranhr.net/en/articles/6022/)Malesia – E’ entrato in vigore il 4 luglio scorso l’Abolition of Mandatory Death Penalty Act, la legge che rimuove la pena di morte obbligatoria per 11 reati capitali (tra i quali,  omicidio, atti di terrorismo, sequestro di persona, stupro, traffico di droga, possesso illegale di armi da fuoco), lasciando ai giudici la discrezionalità di imporre la condanna a morte o, in alternativa, una pena detentiva dai 30 ai 40 anni di reclusione. La legge consente anche alle persone già condannate una revisione della loro condanna a morte obbligatoria. Secondo i dati più aggiornati, sono 840 i detenuti nel braccio della morte condannati per lo più per reati di omicidio, traffico di droga e possesso di armi da fuoco che, grazie alla nuova legislazione hanno 90 giorni di tempo per presentare istanza di revisione della loro condanna e ottenere una pena detentiva non inferiore ai 30 anni. In caso di rigetto dell’istanza, sarà mantenuta la condanna capitale. (fonti: Amnesty International, DPIC, Malaymail)

 

Brevi dal mondo

24 giugno/16 luglio – Diverse le esecuzioni in Arabia Saudita in queste ultime settimane. Abdulrahman Fares Amer al-Marri e Mohammed Salah Omar al-Marri, due cittadini yemeniti, sono stati messi a morte il 24 giugno per “aver aderito, sostenuto e giurato fedeltà a un gruppo terroristico”, ha riferito l’agenzia di stampa ufficiale saudita (SPA). Quattro cittadini sauditi e un egiziano sono stati messi a morte il 3 luglio perchè ritenuti responsabili di un attacco terroristico a un luogo di culto nella Provincia Orientale del Regno. Si tratta della più grande esecuzione di gruppo di quest’anno nel Paese. Il 16 luglio, infine, Ali bin Saleh bin Ahmed Al Jumaa e Muslim bin Hussein bin Hassan Al Abu Shaheen, due sauditi, sono stati messi a morte  per aver sparato a un poliziotto e a un veicolo della sicurezza.3 luglio – La Corte Suprema giapponese ha confermato la condanna a morte di Takashi Uemura, 56 anni, riconosciuto colpevole degli omicidi di di due uomini e della detenzione illegale di un terzo, provocando la sua morte, respingendo così l’appello e allineandosi alla pena inflittagli in precedenza da tribunale distrettuale e alte corti. Un altro uomo, Harune Nakamura, incriminato come capobanda nei tre casi, era stato invece dichiarato non colpevole, rispetto all’accusa di omicidio, dal tribunale distrettuale e dalle alte corti, e la sua condanna all’ergastolo è stata resa definitiva dalla Corte Suprema nel 2022.4 luglio – Benjamin Keagborekuzi, Re di Agbor, regno tradizionale nello Stato nigeriano del Delta, ha proposto la pena di morte per i pubblici ufficiali che in Nigeria vengono riconosciuti colpevoli di appropriazione indebita e dirottamento di fondi pubblici. Secondo Keagborekuzi, il Paese sta regredendo perché i pubblici ufficiali rubano la ricchezza della nazione per scopi personali, senza risponderne. D’ora in poi – ha detto – qualsiasi pubblico ufficiale ritenuto colpevole di appropriazione indebita di fondi pubblici dovrebbe essere giustiziato, perché una persona del genere si oppone alla crescita e allo sviluppo della nazione.6 luglio – Le autorità del Laos stanno aggiornando le procedure di condanna a morte e dovrebbero completare il loro lavoro entro la fine dell’anno. Lo ha dichiarato Vilay Lakhamfong, capo del ministero della Pubblica sicurezza e vice primo ministro, durante una sessione dell’Assemblea Nazionale. Ci sono più di 500 detenuti nei bracci della morte ma il sistema e le procedure poco chiare hanno lasciato, secondo Lakhamfong, languire i detenuti per molti anni, alcuni sono stati addirittura rilasciati perchè “le leggi laotiane non chiariscono dove e come metterli a morte, se usare la fucilazione o l’iniezione letale”. Il 90% delle condanne a morte sono legate a reati di droga e l’ultima esecuzione risale al 1989.

 

Buone Notizie

Thailandia – Il 10 luglio 2023 una corte d’appello ha annullato la condanna a morte emessa in primo grado nei confronti di Rusneeda Beraheng, che nel 2018 era stata giudicata colpevole del traffico di 87 chili di metamfetamine. In appello non è stato dimostrato che la donna fosse in possesso della droga, ciò che ha fatto decadere l’accusa di traffico.Emirati Arabi Uniti – Il 23 giugno 2023 le autorità hanno commutato le condanne a morte di due cittadini filippini che erano stati giudicati colpevoli di reati di droga.

 

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