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Ungheria

È stata adottata una nuova controversa legge volta a limitare ulteriormente i diritti degli insegnanti e a mettere a tacere il loro dissenso. Librerie sono state multate per aver violato l’omofobica e transfobica “legge sulla propaganda”. Ai richiedenti asilo è stato rifiutato l’accesso alla protezione nel paese. Il parlamento ha adottato alcune riforme giudiziarie nel tentativo di accedere ai fondi Ue sospesi, malgrado siano rimaste carenze sistemiche che indeboliscono la libertà di parola dei giudici. L’impegno del governo nel ridurre le emissioni di gas serra non era abbastanza per gli obiettivi dell’Ue.

 

CONTESTO

Per riottenere l’accesso ai fondi Ue sospesi dalla Commissione europea e dal Consiglio europeo, l’Ungheria si è impegnata ad adottare e attuare misure anticorruzione, modificare la legislazione riguardante i diritti delle persone Lgbti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, ripristinare la libertà accademica e introdurre riforme per rafforzare l’indipendenza della magistratura. In risposta, le istituzioni dell’Ue hanno deciso di ripristinare l’accesso a una parte dei fondi di coesione.

Il governo ha prolungato lo stato d’emergenza, utilizzando l’aggressione in atto della Russia contro l’Ucraina, come pretesto per aggirare il processo decisionale parlamentare e mantenere il proprio regime contro l’immigrazione.

Con la mancata attuazione del 76 per cento delle sentenze degli ultimi 10 anni, l’Ungheria si è piazzata ultima nella classifica dei paesi Ue stilata dalla Rete europea per l’implementazione, che verifica l’attuazione delle principali sentenze emesse dalla Corte europea dei diritti umani.

 

LIBERTÀ DI RIUNIONE E ASSOCIAZIONE

Ad aprile e maggio, la polizia ha utilizzato più volte gas lacrimogeni per disperdere gli studenti che protestavano contro la controversa legge volta a centralizzare ulteriormente il sistema di istruzione pubblica e mettere a tacere gli insegnanti che esprimevano dissenso. Nel corso di una manifestazione a maggio, la polizia ha arrestato e detenuto cinque manifestanti, quattro dei quali minorenni, con l’accusa di aver aggredito agenti di polizia. A luglio, il parlamento ha adottato una legge, soprannominata “legge della vendetta”, che ha ulteriormente limitato l’autonomia degli insegnanti e messo a tacere le loro critiche nei confronti delle politiche educative.

Insegnanti licenziati per aver partecipato ad atti di disobbedienza civile nel 2022 hanno portato lo stato in tribunale, chiedendo di annullare i licenziamenti e ottenere un risarcimento.

La polizia ha vietato sette manifestazioni di solidarietà con gli abitanti dei Territori palestinesi occupati, con il pretesto di proteggere la sicurezza pubblica, senza che la soglia legale per emettere il divieto fosse stata raggiunta.

Nonostante le severe critiche del Consiglio d’Europa e delle Ong, a dicembre è stata adottata una nuova legge volta a mettere ulteriormente a tacere le voci critiche e a dissuadere le organizzazioni dalla partecipazione pubblica nel paese. La legge, formulata in modo vago, ha istituito una nuova autorità e le ha affidato il compito di indagare su organizzazioni e persone considerate una “minaccia alla sovranità nazionale”.

 

DISCRIMINAZIONE

Persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate

Quindici stati membri dell’Ue e il Parlamento europeo sono intervenuti attraverso la Corte di giustizia dell’Unione europea per sostenere i diritti Lgbti in una procedura d’infrazione in corso contro la cosiddetta “legge sulla propaganda”, adottata dall’Ungheria nel 2021. La legge vieta “la promozione e la rappresentazione dell’omosessualità e del cambiamento di genere” nelle trasmissioni radiotelevisive tradizionali. Il caso era ancora pendente a fine anno.

Le autorità hanno iniziato ad attuare le sanzioni previste dalla “legge sulla propaganda”, multando le librerie che esponevano libri sull’omosessualità nelle sezioni di letteratura per ragazzi e non li vendevano in confezioni chiuse. Un’azienda ha presentato ricorso contro la decisione; il caso a fine anno era pendente.

A giugno, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che l’Ungheria aveva violato i diritti delle persone transgender per non aver fornito una procedura adeguata per il riconoscimento legale del genere. La sentenza si riferiva a un caso precedente al divieto del riconoscimento legale del genere, entrato in vigore nel 2020.

Il consiglio per l’informazione non ha consentito la messa in onda di uno spot televisivo per gli annuali festival e marcia del Pride di Budapest, sostenendo che lo spot avrebbe “propagato l’omosessualità”. Gli organizzatori hanno presentato ricorso contro la decisione; il caso a fine anno era pendente.

A luglio, una panchina color arcobaleno, inaugurata per celebrare il Budapest Pride, è stata vandalizzata più volte da tifosi di squadre di calcio e attivisti di estrema destra. Gli autori del reato hanno scritto “Stop Lgbtq” sulla scena, facendo riferimento alla campagna omofobica e transfobica in corso da parte del governo. A fine anno era ancora in corso un’indagine della polizia sull’episodio.

Donne

Nella sua revisione periodica sull’Ungheria, il Comitato Cedaw ha sollevato serie preoccupazioni sui diritti riproduttivi nel paese, evidenziando l’accesso limitato all’aborto sicuro e legale e il rafforzamento degli stereotipi di genere da parte del governo.

L’Ungheria non ha ancora ratificato la Convenzione di Istanbul, sottoscritta nel 2014.

L’Indice sull’uguaglianza di genere 2023, pubblicato dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere, ha classificato l’Ungheria al 26° posto tra i 27 stati membri dell’Ue, sulla base della sua performance complessiva e l’ha collocata all’ultimo posto per quanto riguarda la parità di genere nell’ambito del potere.

Persone rom

Gruppi di estrema destra hanno organizzato una serie di proteste nei quartieri rom per intimidire i residenti. La polizia non ha adottato misure adeguate per proteggere le persone rom da molestie e minacce. Sono perdurati razzismo e discriminazione contro le persone rom nel lavoro, nell’alloggio e nell’istruzione.

 

DIRITTI DELLE PERSONE RIFUGIATE E MIGRANTI

Il Consiglio d’Europa ha adottato una risoluzione provvisoria che esorta l’Ungheria a cessare e a porre rimedio alle espulsioni collettive verso la Serbia. I rimpatri sommari di rifugiati e migranti sono continuati per tutto il 2023, arrivando a 100.108 casi a fine dicembre.

A giugno, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha stabilito che l’Ungheria aveva violato le norme dell’Ue limitando l’accesso alla protezione dei richiedenti asilo nel suo territorio o alle sue frontiere. Il governo ha continuato a sostenere il sistema introdotto nel 2020 che limita la possibilità delle persone di richiedere asilo in Ungheria; questo era possibile solo previa deposizione e accettazione di una cosiddetta “lettera d’intenti” presso le ambasciate ungheresi a Belgrado o Kiev. A fine anno, l’accesso nel paese per presentare domande d’asilo con questo sistema era stato concesso solo in 16 casi. Le limitazioni non si applicavano ai rifugiati ucraini, a 40.605 dei quali è stata concessa protezione temporanea dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022.

La Corte europea dei diritti umani ha emesso sei sentenze in cui ha stabilito che l’Ungheria aveva violato i diritti di rifugiati e migranti, detenendoli arbitrariamente e facendo uso eccessivo della forza contro le persone alla frontiera.

 

DIRITTO A UN PROCESSO EQUO

A marzo, il Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa ha emesso una risoluzione provvisoria con cui ha condannato l’Ungheria per la mancata attuazione della sentenza sul caso Baka del 2016, per garantire la libertà d’espressione ai giudici e contrastare l’effetto dissuasivo tra loro, derivante dalla limitazione di tale libertà.

A maggio, l’Ungheria ha adottato significative riforme giudiziarie per accedere ai fondi Ue che erano stati sospesi. Le riforme hanno rafforzato l’indipendenza della magistratura e limitato i poteri, in precedenza eccessivi, dell’ufficio nazionale della magistratura, l’organo amministrativo del sistema giudiziario. Tuttavia, da una valutazione di alcune Ong è emerso che i requisiti dell’Ue non erano ancora stati pienamente soddisfatti.

Funzionari del governo e media filogovernativi hanno continuato a screditare i giudici del consiglio nazionale della magistratura per aver espresso critiche nei confronti delle politiche governative che indebolivano l’indipendenza della magistratura.

 

DIRITTO A UN AMBIENTE SALUBRE

Secondo l’Indice di prestazione sul cambiamento climatico, l’Ungheria non si è impegnata per la riduzione del 50 per cento delle emissioni di gas serra entro il 2030, mancando così l’obiettivo dell’Ue di ridurle del 55 per cento o più.

Persone in diverse città hanno protestato contro i governi locali per l’apertura di fabbriche da parte di produttori di batterie con sede in Cina, senza che fossero stati condotti studi approfonditi sull’impatto ambientale.

A seguito di un decreto governativo emesso a settembre, le aziende che violano i requisiti ambientali attraverso l’inquinamento industriale sono state esentate dalle sanzioni, a condizione che firmino un contratto in cui si impegnano ad astenersi da ulteriori violazioni.

 

 

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