Rete disarmo: basta guerra e distruzione in Yemen

12 Novembre 2018

Tempo di lettura stimato: 7'

Le associazioni della Rete disarmo, a cui aderiamo, rivolgono un nuovo appello al Parlamento italiano affinché prenda una posizione chiara e netta contro le violazioni dei diritti umani in corso nel conflitto in Yemen.

La catastrofica situazione della popolazione civile in Yemen – si legge nel comunicato stampa –, è recentemente e prepotentemente tornata sotto gli occhi dell’opinione pubblica anche italiana. Bombardamenti indiscriminati su strutture civili, quali scuole, ospedali, strade e porti ha portato il paese ad avere 17.8 milioni di persone in stato di insicurezza alimentare ponendo il paese alle soglie della peggiore carestia degli ultimi 100 anni“.

A “risvegliare” le coscienze, la notizia circolata su diversi quotidiani nazionali della morte di una bambina divenuta, suo malgrado, simbolo e icona delle sofferenze degli yemeniti.

Anche il Parlamento italiano negli ultimi giorni è ritornato ad occuparsi (dopo i dibattiti richiesti e promossi dalla Rete disarmo nel 2017) di questa drammatica situazione, in particolare con un’audizione di esponenti della società civile in seno alla Commissione Esteri della Camera che è diventata occasione di stimolo alla presentazione di testi parlamentari.

Insieme alle associazioni della Rete disarmo riteniamo fondamentale che alla Camera e al Senato si dia avvio ad un serio dibattito sul conflitto in corso in Yemen affinché il Parlamento prenda rapidamente una posizione netta ed esplicita per sollecitare il Governo italiano a:

  • attivare iniziative concrete per la risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen, anche per ovviare al devastante e catastrofico impatto umanitario che ne deriva. Soltanto una soluzione al conflitto inclusiva e negoziata può ripristinare la pace; occorre dunque che la comunità internazionale si impegni quanto prima, in buona fede e senza condizioni preliminari per un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite;
  • impegnarsi ad aumentare e finanziare per la totalità necessaria il Fondo di intervento per gli aiuti umanitari, in soccorso alla popolazione civile yemenita martoriata da una catastrofe umanitaria di vaste proporzioni;
  • imporre (in linea con le risoluzioni del Parlamento europeo del 4 ottobre e 25 ottobre 2018 e nel rispetto della normativa nazionale (legge 185/90), del Trattato internazionale sul commercio di armamenti e della Posizione Comune dell’Unione europea sull’export di armamenti) un embargo immediato sulle armi e la sospensione delle attuali licenze di esportazione di armi a tutte le parti nel conflitto dello Yemen, in quanto è presente un chiaro rischio di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario (come testimoniano numerosi episodi di questi ultimi mesi). L’embargo dovrebbe riguardare anche tutti i tipi di armamento presenti nell’elenco comune delle attrezzature militari e delle tecnologie di uso duale dell’Unione europea al fine di garantire che nessun arma, munizione, equipaggiamento militare o tecnologia, o supporto logistico e finanziario per tali trasferimenti sia oggetto di forniture dirette o indirette alle parti in conflitto nello Yemen né possa essere di sostegno alle loro operazioni militari nello Yemen;
  • attivare e finanziare il fondo per la riconversione dell’industria militare previsto nella stessa legge 185/90 anche sulla base di una discussione pubblica sull’impatto del complesso militare-industriale italiano sulla instabilità geopolitica (in particolare in Medio Oriente) e nella definizione della politica estera e di sicurezza dell’Italia;
  • intraprendere iniziative verso le parti in conflitto (in particolare chi utilizza maggiormente lo strumento dei bombardamenti aerei cioè la Coalizione guidata dall’Arabia Saudita e di cui fanno parte anche altri Paesi destinatari dei sistemi d’arma italiani, come gli Emirati Arabi Uniti) affinché siano rigorosamente rispettati i divieti di bombardamento di ospedali, scuole, strutture di cura ricordando che gli ospedali e il personale medico sono esplicitamente tutelati da trattati e convenzioni dal diritto umanitario internazionale, che un attacco deliberato contro i civili e le infrastrutture civili costituisce un crimine di guerra e che gli attacchi alle scuole sono condannati dalla Safe Schools Declaration, di cui l’Italia è tra i primi firmatari. Tutte le parti in conflitto dovrebbero inoltre evitare l’utilizzo di ordigni esplosivi in aree popolate al fine di proteggere i civili nella massima misura possibile.
  • condannare l’uso di munizioni a grappolo nel conflitto in Yemen e fare pressioni affinché anche l’Arabia Saudita ratifichi il Trattato internazionale sulle munizioni a grappolo e distrugga quelle che ancora possiede;
  • sollecitare l’istituzione di una indagine internazionale indipendente per esaminare le possibili violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di tutte le parti in conflitto, al fine di assicurare la giustizia, le responsabilità e il risarcimento per le vittime. Negli oltre tre anni di conflitto armato numerose sono state le segnalazioni riguardanti violazioni di diritti umani e crimini di guerra, come confermato anche nel rapporto recentemente pubblicato dal Panel of Eminent Expert delle Nazioni Unite.

Invitiamo tutti gli eletti al Parlamento italiano a far proprie le richieste e preoccupazioni della Rete disarmo, seguendo l’esempio dei loro colleghi europei.

Le organizzazioni firmatarie di questa presa di posizione congiunta rilanceranno a breve queste richieste all’attenzione dell’opinione pubblica in una iniziativa comune programmata per il prossimo giovedì 22 Novembre in una sede istituzionale a Roma.

A firmare questa richiesta Amnesty International Italia, Fondazione Finanza Etica, Movimento dei FocolariOxfam Italia, Rete della Pace, Rete Italiana per il Disarmo, Save the Children Italia.