Nonostante i colloqui di pace e i cessate il fuoco, i civili hanno continuato a subire gli effetti del conflitto armato e violazioni dei diritti umani, che hanno implicato tra l’altro sfollamenti forzati di massa. Il governo non è riuscito a implementare una riforma integrale della polizia, ma si è limitato a presentare modifiche al regolamento sull’uso della forza durate le proteste. Le popolazioni native, le comunità afrodiscendenti e contadine hanno continuato a essere sproporzionalmente colpite dal conflitto armato. I femminicidi sono rimasti motivo di grave preoccupazione, così come gli episodi di violenza contro le persone Lgbti. La Corte costituzionale ha confermato la depenalizzazione dell’aborto fino alla 24esima settimana di gestazione, ma permanevano gli ostacoli di accesso al servizio. Sono proseguiti gli attacchi contro i difensori dei diritti umani e il governo ha annunciato una serie di misure per proteggerli. Sono stati compiuti progressi nelle indagini riguardanti i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità. I venezuelani che cercavano di accedere alla protezione internazionale o a meccanismi alternativi di regolarizzazione hanno continuato a incontrare ostacoli.
Durante il 2023, primo anno della presidenza di Gustavo Petro, i gruppi armati si sono rafforzati e confrontati in maniera crescente, mentre è diminuita la frequenza degli scontri tra le Forze armate colombiane e i gruppi armati, secondo quanto rilevato dalla Fondazione idee per la pace.
I colloqui di pace tra il governo e l’Esercito di liberazione nazionale (Ejército de liberación nacional – Eln) sono avanzati e ad agosto hanno portato all’implementazione di un cessate il fuoco della durata di sei mesi. A maggio, un cessate il fuoco tra il governo e il gruppo armato Stato maggiore centrale (Estado major central) è stato parzialmente sospeso in seguito all’uccisione di quattro adolescenti nativi da parte del gruppo armato. A settembre i negoziati tra il governo e lo Stato maggiore centrale sono ripresi ed è stato implementato un cessate il fuoco di tre mesi. Il governo ha cercato di aprire i negoziati con altri sei gruppi armati, e tra questi i gruppi armati attivi nelle città di Medellín, Quibdó e Buenaventura, e le Forze di autodifesa gaitanista della Colombia (Autodefensas gaitanistas de Colombia – Agc).
A ottobre si sono tenute le elezioni amministrative locali, ma ci sono state segnalazioni di violenze in varie regioni del paese.
La Corte interamericana dei diritti umani ha dichiarato che la Colombia era responsabile per l’eliminazione del partito politico Unione patriottica e per le violazioni dei diritti umani contro più di 6.000 membri e militanti del partito e le loro famiglie, nell’arco di un periodo di 20 anni.
Il governo ha proposto un pacchetto di riforme sociali in materia di sanità, lavoro, pensioni e istruzione ma a fine anno nessuna di queste era stata ancora approvata.
Secondo la Banca mondiale, la Colombia era uno dei paesi del Sudamerica con la più alta incidenza di eventi climatici estremi. Circa l’84 per cento della sua popolazione era esposta a molteplici rischi climatici.
Il governo ha avviato un processo di consultazione e implementazione per la stesura di un piano di transizione energetica graduale. I principali obiettivi del piano erano l’aumento degli investimenti nella decarbonizzazione, una graduale sostituzione dell’utilizzo dei combustibili fossili e una maggiore flessibilità dei regolamenti per favorire gli investimenti nel campo delle energie rinnovabili.
L’Ong Temblores e l’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace hanno riportato 191 casi di violenza politica durante il primo anno dell’amministrazione del presidente Petro (da agosto 2022 a luglio 2023), una diminuzione del 59 per cento rispetto all’anno precedente. Quarantatré casi erano occorsi nel contesto delle proteste. I gruppi razzializzati continuavano a subire controlli e profilazione etnica.
A febbraio, la Coalizione per la riforma della polizia, un gruppo di organizzazioni per i diritti umani e vittime della violenza della polizia, ha presentato una serie di proposte per una riforma della polizia che avesse un approccio intersezionale incentrato sui diritti umani. Ciononostante, il governo non ha saputo avviare un processo di riforma integrale del corpo di polizia. Sono state approvate varie iniziative per modificare la struttura e l’operato della polizia, e tra queste l’introduzione di un nuovo manuale sull’uso della forza durante le proteste.
La Commissione interamericana dei diritti umani ha espresso preoccupazione per l’impatto della violenza nella regione del Pacifico sulle comunità native, afrodiscendenti e contadine.
Diritti delle popolazioni native
Violenza e conflitto armato hanno colpito le popolazioni native in tutto il paese. A settembre, le comunità native della provincia di Nariño sono state sfollate con la forza nel contesto della violenza armata. Alcune famiglie hanno riferito di essere rimaste confinate nell’area con la forza.
Il popolo awá, nel sud della regione del Pacifico, ha continuato a subire gli attacchi dei gruppi armati e chiesto una più rapida e migliore risposta istituzionale. Sin dal 2009, la Corte costituzionale aveva riconosciuto che gli attacchi contro il popolo awá ponevano i suoi membri a rischio di essere sterminati.
La Corte costituzionale ha emesso una sentenza che tutelava il diritto delle popolazioni native a essere consultate anticipatamente in merito all’organizzazione amministrativa dei loro territori.
Diritti delle persone afrodiscendenti
A luglio sono cominciate proteste dopo due episodi di possibile violenza razzista da parte della polizia contro due giovani afrodiscendenti, avvenuti nelle province di Valle del Cauca e Bolívar e che si erano conclusi con la loro morte. Le organizzazioni Ilex Acción Jurídica, l’Ong Temblores e l’Istituto su razza, uguaglianza e diritti umani hanno denunciato il razzismo sistemico che caratterizzava l’operato della polizia.
Diritti delle comunità contadine
La costituzione è stata emendata al fine di riconoscere le comunità contadine come titolari di diritti collettivi, riaffermando e rafforzando la loro protezione contro la discriminazione.
A giugno, è stato approvato un progetto di legge che ha ampliato la portata della regola della parità di genere a un maggior numero di organi decisionali. La regola della parità di genere stabilisce una percentuale obbligatoria di donne nelle posizioni di vertice della gerarchia istituzionale colombiana.
A maggio, una dichiarazione di emergenza nazionale sulla violenza di genere è stata inserita nel piano di sviluppo nazionale 2022-2026. L’Osservatorio colombiano sui femminicidi ha registrato dall’inizio dell’anno fino novembre 483 uccisioni di donne e ragazze per motivi di genere.
La Rete regionale di informazioni sulla violenza contro le persone Lgbti ha registrato 21 uccisioni di persone Lgbti in Colombia durante il 2023, sotto la categoria “violenza per pregiudizio” (violenza che cerca di nuocere a una persona in base alla percezione negativa della sua identità di genere o dell’orientamento sessuale).
A febbraio, Medici senza frontiere ha denunciato la persistenza di ostacoli nell’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, incluso l’aborto, in Colombia. Il Movimento giusta causa ha identificato almeno nove tipi di barriere nell’accesso all’aborto, come la scarsa conoscenza del quadro normativo da parte dei professionisti sanitari, requisiti non necessari richiesti dagli amministratori sanitari e indebiti ritardi nell’erogazione dei servizi.
Ad agosto, la Corte costituzionale ha confermato la depenalizzazione dell’aborto fino alla 24ᵃ settimana di gravidanza. La corte ha ribaltato le decisioni che minacciavano l’efficacia legale di una precedente decisione di depenalizzazione pronunciata nel 2022.
Ad aprile, per la prima volta in Colombia, una persona ha ricevuto un diploma universitario che rifletteva la sua identità non binaria.
Il ministero dell’Interno ha annunciato il rafforzamento del programma di protezione collettiva per i difensori dei diritti umani a partire dalle organizzazioni e comunità di base, che spesso sono impegnate nella difesa della terra e del territorio, aumentando il target del numero dei richiedenti da coprire con le misure di protezione collettive entro fine anno. Il programma di protezione collettiva mira a prevenire le violazioni dei diritti umani e gli abusi contro le organizzazioni e le comunità di base, identificando i fattori di rischio e adottando misure volte a impedire si concretizzino o a mitigarne gli effetti. Il programma coesiste con programmi di protezione individuale.
Ad agosto, la commissione nazionale sulle garanzie di sicurezza ha approvato una politica pubblica di smantellamento delle organizzazioni criminali che, tra le altre violazioni dei diritti umani, attaccavano anche i difensori dei diritti umani.
A settembre, l’ufficio del difensore civico ha diramato un’allerta precoce nazionale riguardante la crisi della violenza contro i difensori dei diritti umani.
Nonostante le misure introdotte dal governo per mitigare i rischi cui sono esposti i difensori dei diritti umani, la violenza contro di loro si è mantenuta a livelli allarmanti1. Secondo il programma Siamo difensori, fino a settembre ci sono state 632 aggressioni contro i difensori dei diritti umani, di cui 123 dall’esito letale.
Gli sfollamenti forzati hanno continuato a colpire sproporzionatamente le comunità afrodiscendenti e le popolazioni native. L’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha riportato che da gennaio a novembre in Colombia erano state sfollate con la forza 163.719 persone. Secondo la Commissione interamericana dei diritti umani, citando l’Ocha, il 45 per cento di tutte le vittime di sfollamento registrate nel 2023 erano afrodiscendenti e il 32 per cento nativi.
A maggio, 300 famiglie, comprendenti in tutto circa 1.500 persone, in maggioranza afrodiscendenti o nativi, sono state sfollate con la forza nel contesto degli scontri tra i gruppi armati Esercito di liberazione nazionale e Forze di autodifesa gaitanista colombiane, nella municipalità di Sipí, nella provincia di Chocó. A luglio, le autorità della provincia di Antioquia hanno riportato che almeno 53 famiglie erano state sfollate con la forza dalle loro case nelle municipalità di Segovia e Remedios, a causa degli scontri tra i sopracitati gruppi armati.
La Fondazione idee per la pace ha riportato un significativo incremento degli sfollamenti forzati, dei confinamenti forzati, dei massacri e delle uccisioni di leader sociali durante il primo anno della presidenza di Gustavo Petro. Nonostante i molteplici cessate il fuoco decretati durante l’anno, il loro impatto sulla popolazione civile si è dimostrato limitato.
A ottobre, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha informato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che il cessate il fuoco dichiarato tra l’Esercito di liberazione nazionale e il governo, in vigore a partire da agosto, aveva contribuito a una riduzione del conflitto, ma aveva fatto poco per diminuire l’impatto del conflitto armato sulla popolazione civile.
Tra luglio 2022 e giugno 2023, l’UN Mine Action Service2 ha registrato sul territorio nazionale 119 vittime di mine antipersona, tra cui quattro bambini e 33 persone native e afrodiscendenti.
A giugno, nella provincia di Nariño è stato segnalato l’allestimento di un perimetro disseminato di mine antipersona da parte del gruppo armato Stato maggiore centrale.
A maggio, l’ufficio del difensore civico ha fatto appello ai vari gruppi armati per sospendere il reclutamento illegale di minori. La Coalizione contro il reclutamento di minori nel conflitto armato colombiano ha segnalato 112 casi nel primo semestre del 2023.
I coprifuoco armati e i confinamenti di intere comunità sono proseguiti, principalmente a causa dei combattimenti in corso tra i gruppi armati nelle aree rurali. A giugno, l’ufficio del difensore civico ha avvertito che, nella provincia di Chocó, l’Esercito di liberazione nazionale aveva decretato un coprifuoco armato che interessava quasi 5.000 persone nella municipalità di Nóvita. L’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha riportato che dall’inizio dell’anno fino a novembre, in Colombia erano state confinate con la forza in una data area 72.389 persone. A settembre, citando l’Ocha, la Commissione interamericana dei diritti umani ha affermato che le persone afrodiscendenti costituivano circa il 37 per cento di tutte le vittime di confinamento registrate nel 2023 e le popolazioni native rappresentavano il 25 per cento.
Diverse volte, durante l’anno, la Fondazione per la libertà di stampa ha ribadito che il presidente Petro dovrebbe adoperarsi per permettere ai media di lavorare e promuovere la libertà di stampa, invece che creare un clima ostile, dopo che i social network erano diventati terreno di scontro tra il presidente e i rappresentanti dei media e i giornalisti.
La Fondazione per la libertà di stampa ha registrato in Colombia, fino a ottobre, 398 attacchi alla libertà di stampa, inclusi 132 casi di minacce, 41 di vessazione e 51 di stigmatizzazione.
Tra aprile e giungo, il Kroc Institute for International Peace Studies ha registrato qualche progresso nell’implementazione dell’accordo di pace del 2016, alla luce dell’approvazione di una riforma costituzionale che creava una giurisdizione rurale e agraria. Una delle principali preoccupazioni sollevate riguardava l’implementazione delle disposizioni relative alle prospettive etnica e di genere. Fino a giugno, la realizzazione del 74 per cento delle disposizioni riguardanti la prospettiva etnica e il 70 per cento di quelle relative all’approccio di genere era stata ritenuta impraticabile entro il termine concordato.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite ha riferito al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che l’Unità per la ricerca delle persone date per disperse aveva recuperato tra marzo e giugno 86 corpi di persone disperse, e che tra giugno e settembre aveva consegnato ai parenti i resti di sette. Dal 2018, l’unità aveva recuperato 929 corpi e ne aveva consegnati 196. A ottobre, il Kroc Institute for International Peace Studies ha riferito l’inizio dell’implementazione di 28 piani regionali di ricerca.
L’Istituto per gli studi sullo sviluppo e la pace ha documentato, fino a dicembre, le uccisioni di 44 ex membri del gruppo della guerriglia Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia-Ejército del pueblo – Farc-Ep), che aveva firmato l’accordo di pace del 2016. A marzo, ex membri del gruppo hanno più volte denunciato un preoccupante deterioramento della loro situazione di sicurezza.
A settembre, il governo ha presentato un disegno di legge che puntava a riformare la legge sulle vittime e la restituzione della terra. Secondo il governo, gli obiettivi erano assicurare un adeguato finanziamento per l’implementazione della legge e realizzare soluzioni durature e approcci differenziati.
A febbraio, la Giurisdizione speciale per la pace (Jurisdicción especial para la paz – Jep) ha incriminato 10 ex membri delle Farc-Ep per crimini di guerra e crimini contro l’umanità per il loro coinvolgimento negli attacchi contro le popolazioni native, le comunità afrodiscendenti e contadine nelle province del Cauca e di Valle del Cauca.
A maggio, la Jep ha aperto l’udienza preliminare del procedimento contro un ex membro del congresso per la sua presunta partecipazione in un crimine contro l’umanità, riguardante la persecuzione perpetrata ai danni di un gruppo politico nella provincia di Caquetá, compiuto congiuntamente con i membri delle Farc-Ep.
A luglio, la Jep ha incriminato 10 ex membri delle Farc-Ep per crimini di guerra e crimini contro l’umanità riguardanti 349 rapimenti commessi nelle province di Tolima, Huila e Quindío. La Jep ha inoltre incriminato 15 ex componenti delle Farc-Ep per crimini di guerra e crimini contro l’umanità relativamente all’implementazione di una politica di controllo sociale e territoriale applicata nella provincia di Nariño che aveva colpito popolazioni native, afrodiscendenti, comunità contadine, popolazioni urbane e rurali, donne e ragazze, persone Lgbti, risorse naturali e territori ancestrali e collettivi.
Ad agosto, la Jep ha rinviato a giudizio nove militari, incluso un ex generale, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità riguardanti 130 esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate commesse nella provincia di Antioquia. È stata anche aperta l’udienza preliminare del procedimento contro un ex colonnello dell’esercito che non aveva accettato la sua responsabilità per le uccisioni extragiudiziali e le sparizioni forzate nella regione dei Caraibi.
Ad agosto, le autorità panamensi hanno sostenuto che il numero delle persone che attraversano il Darién Gap era sostanzialmente aumentato e aveva già superato il numero totale degli attraversamenti registrati nel 2022. A fine anno, il numero aveva raggiunto i 520.000.
Per tutto l’anno, organizzazioni della società civile hanno invocato una maggiore trasparenza riguardo al numero dei venezuelani che vivono in Colombia. Secondo la piattaforma R4V, in Colombia vivevano stabilmente 2,89 milioni di venezuelani. Ciononostante, i cittadini venezuelani incontravano ostacoli nell’accesso alla protezione internazionale o ad altre forme complementari di protezione che avrebbero permesso loro di regolarizzare il loro status e di accedere ai loro diritti in Colombia3.
Note:
1 Colombia: Hope at Risk. The Lack of a Safe Space to Defend Human Rights in Colombia Continues, 9 novembre.
2 Il servizio specializzato delle Nazioni Unite che, su mandato dell’Assemblea generale, lavora per eliminare la minaccia rappresentata dalle mine terrestri, dai residuati bellici esplosivi e dai dispositivi esplosivi improvvisati. [N.d.T.].
3 Americas: Regularization and Protection: International Obligations for the Protection of Venezuelan Nationals, 21 settembre.